6 dicembre 2012
Tema
Descrivi il tuo compagno di banco
Ho conosciuto Sara a 7 anni. E poi a 25. Faccio andare indietro la mente alle elementari e… "non è un compito di matematica: 7 è sette, 25 è venticinque". No, un momento non era questo l'importante.
Blog nostro, regole nostre, diciamo "licenza poetica".
Sara non era la compagna di banco fissa, perché la maestra una volta che sceglievamo i posti, questi erano stabiliti punto e basta. Sarà per questo che poi mi prendeva il magone quando mi mettevano al primo banco o alla cattedra se facevo il "pestifero"?
Usavano questa parola. Boh, ricordo che non capivo bene, mi dava senso di "ferro da stiro".
Insomma le femminucce erano con le femminucce, i maschietti coi maschietti.
Ricordo bene che però ogni volta che c'era la possibilità, giocavamo insieme. Quando dovevamo fare i cartelloni in gruppi da quattro, lei c'era sempre! E mi divertivo da matti perché capivo che in qualche modo c'era una scintilla di pazzia condivisa, che di tutti quei bambini, noi due eravamo in qualche modo diversi: avevamo due facce come il giubbottino all'ultimo grido che aveva comprato mamma. Di quei giubbottini double face che poi in realtà ne usi sempre e solo una, che quella dentro non sei sicuro sia adeguadata, che si capisce essere "quella dentro" e i bambini poi, sanno essere cattivi e potrebbero scherzarti. Di certo eravamo scemi allo stesso modo.
Così io intuivo Sara, con l'intuito dell'infanzia. Una bambina che rideva, rideva sempre, da dietro agli occhialoni, simili ai miei. Io me la ricordo così, questa è la mia foto di Sara, direttamente dall'archivio bruciacchiato e malandato dell'infanzia. Una bambina che mi piaceva, lo ammetto, ma perché era un'amichetta straordinaria e di conseguenza non ho ritenuto di scriverle letterine d'amore, ma piuttosto amicheggiare con lei! Aveva la capacità di trascinarti e di non farti mai mai mai sentire la noia. Aveva sempre qualche fesseria da dire, pescata dal suo quotidiano fuori scuola e portarla dentro scuola.
Però l'ho vista riflettere quando non se ne accorgeva: l'espressione così seria suggeriva che la mente la portava lontano, lontano… Ero un bambino, non avrei saputo dirle "a penny for your thoughts" come dicono gli inglesi, ma oggi lo farei, se la vedessi così lontana. Perché lo farei?
Perché magari non se la prenderebbe e forse potrei distrarla e riportarla in mezzo a noi: vista quell'espressione, potrebbe far male quel viaggio lontano… da fermi. E poi scriveva quei temi, mio dio… Non erano mica esercizi di stile, si sentiva che c'era tanto sotto, che rendeva curiosi di penetrare il suo sorriso, che riservava a tutti, e carpire ciò che era riservato a pochi o a nessuno se non a lei. Ma ero solo un bambino, e poi i maschietti sono sempre più stupidi a parità di età, lo dice anche il libro di psicologia dello sviluppo che sta di là.
L'ho vista anche piangere, non ricordo perché e quando, ma ricordo di aver avuto tanta empatia; al di la del perché, a me colpiva che piangesse in un modo che sembrava il mio. Di millemila modi possibili, il più vicino al mio.
Che cosa si dicono i bambini che si salutano quando finisce la quinta elementare? Io non lo so e di certo non me lo ricordo. Ricordo di esserci salutati in preadolescenza, alla fine della quinta elementare. Non c'è un motivo, è quell'inerzia lì che capita a tutti. Insomma proprio fra elementari e medie c'è stato un forte stacco e non ho visto più nessuno, mi pare. Già alle medie, ho ritrovato poi amici alle superiori.
Le vite scorrevano e lo facevano così forte che non ci avresti creduto se te lo avessero detto.
Ma ogni tanto, il pensiero mi veniva: chissà che fa Sara? Come la pensa, come e CHI/COSA è diventata. Mi eviterebbe così capellone e borchiato? Resterebbe delusa della mia rinuncia agli studi? Chissà se si è laureata ora che sono alla SECONDA rinuncia agli studi. Si, di sicuro lei studierà lettere, era così brava coi temi...
Il grande fratello, colui che tutto e tutti vede e tutto di tutti sa, il padrino delle pizzerie, incubo degli ex-compagni di classe timidi, complessati e asociali: Facebook. Ha cominciato a fornire le risposte, in un periodo buio in cui ho pensato "ma si, sentiamo che dice Sara".
Che bello! Non mi sarei mai sognato di fare una cosa intima come telefonarle a casa, quindi devo ammettere che in questo caso Facebook è stato provvidenziale.
Flashback: bimboMirko e bimbaSara facevano la festicciola insieme a scuola perché, questi due bimbifreak della natura, erano nati lo stesso giorno: il 1 aprile 1987.
Da qui, l'idea di Ariete contro Ariete.
Due Arieti, due "pesci" d'aprile, due ascendenti di cui il mio è il Leone. E saturno contro, forse, e chissà quale altra diavoleria astrologica.
E ora basta anche così, della Sara 25enne potrà parlarne meglio la diretta interessata. Sono contentissimissimo di aver ripreso l'amicizia con lei e di aprire un blog a due con una ragazza, con lei: è un'esperienza nuova e stimolante per me.
Ci leggerà qualcuno? Chi? C'è qualcuno là fuori? Vado molto fuori tema, malsopporto gli schemi, magari tolgo poi qualcosa in bella copia. Che non mi va di fare, perché non le ho mai fatte e solo la maestra Giovanna lo accettava. Non le supplenti, non le altre insegnanti, lei si, perché capiva che io avevo bisogno di concentrarmi sul contenuto. E poi, a me, gli scarabocchi piacevano e piacciono così tanto…
Maestra Giovanna semmai leggerai, io devo dirti GRAZIE. Di tutto. Hai costruito una persona pensante, formando un bambino "parlante". Tutto quello di buono che ho fatto è un merito che puoi aggiungere alla tua carriera, ammesso che questo la onori. Questo blog è dedicato a te.